Insegnante di yoga kundalini
Primum philosophari, deinde vivere
In realtà l’antico adagio sosteneva esattamente il contrario, ma una vita che non lasci spazio al pensiero e alla conoscenza di sé che vita sarebbe?
Mi sono appassionata alla storia delle religioni fin da bambina, dopo aver scoperto nella biblioteca paterna un libro su Buddha, suscitando una grande preoccupazione in famiglia e un piccolo scandalo in parrocchia. Così, ho dovuto pazientare molti anni prima di potermi dedicare seriamente alla ricerca su ciò che si intende per sacro e su come questo concetto si sia sviluppato nelle diverse civiltà.
Ho sempre amato le domande e ho trovato nello studio della filosofia un percorso di formazione più che di acquisizione di competenze, un orizzonte più che un arsenale. L’esercizio del pensiero stimola il dubbio, inteso come spazio di riflessione, di ascolto e quindi anche di relazione. Non accetta la verità con la ‘v’ maiuscola, ti spinge a cercare, a navigare verso un orizzonte che si fa sempre più ampio.
Lo spazio del dubbio è un pò come la tela bianca davanti a cui siede un pittore, la pausa in un componimento musicale, il silenzio interiore della meditazione. Serve a dare valore e ritmo al pensiero, alla parola, al colore, al suono e alla ritualità del quotidiano.
Lungo il mio cammino, molti anni fa, ho incontrato lo yoga. Mi sono accostata dapprima all’Hata Yoga, ma poi, per puro caso, ho partecipato ad una lezione di Yoga Kundalini e me ne sono letteralmente innamorata. Così, ho deciso di intraprendere la formazione di insegnante e contemporaneamente ho completato il corso di primo livello di Sat Nam Rasayan, un’antica arte di cura legata al Kundalini Yoga.
Da un paio d’anni insegno yoga, come volontaria, anche presso la casa circondariale di Montorio (VR) e la Comunità terapeutica “La Genovesa”.