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STRESS  “UN APPROCCIO OLISTICO”

“Dovunque siate, siateci totalmente”.
E. Tolle, Il Potere di adesso

“ Il nostro spazio interno non ha né confine né limiti, è solo nostro, ed è da li che la nostra vera identità attinge creatività e benessere. Ma perché questo accada dobbiamo condurre una vita libera dai modelli, dagli attaccamenti e dalla tendenza, ormai diffusa, di tenere tutto sotto controllo. In caso contrario, l’energia che caratterizza lo spazio interiore ristagna, come in una palude, condannandoci senza appello a soffrire di stress e ad ammalarci.”

Riza Psicosomatica n. 278

 Il benessere soggettivo è uno dei principali obiettivi dell’uomo e la gestione individuale dello stress rappresenta il più importante nodo da sciogliere per raggiungerlo. C’è una condizione di benessere verso la quale il corpo tende naturalmente. Il nostro compito per mantenere questa condizione è avere la consapevolezza delle cause che possono intervenire ad interromperla.

Analizzando lo stress, avremo la possibilità di riflettere anche su noi stessi, il nostro stile di vita, il nostro modo di porci in relazione con l’ambiente esterno e la nostra interiorità e sulle abitudini errate che a lungo andare finiscono per nuocerci.

Si può vedere lo stress e le sue conseguenze partendo da una concezione diversa, riportando l’uomo “microcosmo” ad integrarsi con il “macrocosmo” e sentire che la chiave di accesso per mantenere il benessere è proprio nella visione olistica* e nell’importanza del saperci affidare alla forza della natura.

Solitamente le persone che si sentono stressate danno la colpa ad un insieme di cose esterne a se stessi, quali le corse trafelate, la mancanza patologica di tempo, le richieste della società, il lavoro alienante, il traffico, il rapporto con il partner o i figli. Insomma, il quotidiano viene avvertito come difficile, “pesante”.

Ma in realtà lo stress nasce dall’abitudine, dalla noia, dal voler condurre una vita come la società, i familiari, il partner hanno deciso che venga condotta. Siamo concentrati a fare progetti, a ricordare un passato che non c’è più, a sperare in realizzazioni future.

Anche quando si “ha tutto”, la propria condizione esistenziale non è soddisfacente. Spesso, una volta raggiunti gli obiettivi prefissi, subentra la noia di vivere giornate scandite in ogni loro attimo, in una routine consolidata ma monotona. Si finisce con l’andare là dove s’indirizzano tutti gli altri. Rincorriamo tutti le stesse cose, mescolati alla massa. Lo facciamo per insicurezza, ma ancor più per superficialità e distrazione. Lo stress nasce da questa patologica voglia di essere normali.

 “…… abbiamo l’idea assurda di programmare il nostro “funzionamento” cerebrale, ovvero il nostro lavoro o, peggio ancora, la nostra vita. Certamente tutto l’organismo funziona secondo un ritmo (il cuore, il respiro, il sonno e la veglia…) ma si tratta di un ritmo spontaneo, fluido. Noi invece pretendiamo di stabilire  priori quando far lavorare la mente e quando metterla a riposo, facendo così un’operazione del tutto innaturale. La diversità del funzionamento del corpo e in particolare del cervello sta nella spontaneità del ritmo. Infatti accade qualcosa di molto simile a una situazione di tipo ludico, dove non c’è un progetto fisso, determinato ma ci si adegua di volta in volta. In questo senso il nostro corpo e il nostro cervello “giocano” con la vita. Quindi programmando lavoro e riposo siamo fuori strada. Quando noi diciamo “oggi do il massimo di me stesso e domani mi riposerò”, un po’ come quando a fine settimana “dobbiamo” riposarci, significa che stiamo cercando di far fare al nostro cervello un lavoro del tutto errato.   Siamo noi gli artefici del nostro stress. Quando la nostra vita viene scandita da un ritmo forzato e sempre uguale a se stesso finisce per assomigliare a quell’antica e terribile tortura chiamata la “goccia cinese”. Crediamo di staccare e di riposarci, ad esempio per il week end, ma è come se il nostro cervello stesse in penosa attesa della prossima goccia, uguale alla precedente, ovvero di quando riprenderà il solito tran tran. Magari non ne siamo consapevoli, ma dentro di noi il meccanismo dello stress funziona proprio così.  Se imponiamo al cervello di “staccare” e di “ri-attaccare” lo spremiamo al massimo e poi, come fosse una bisaccia, pretendiamo che si rilasci e si riempia sino all’orlo. E’ assurdo. Bisogna invece sintonizzarsi con le energie che abitano in noi. Ad esempio la secrezione ritmata dei trasmettitori cerebrali oscilla in rapporto ai ritmi circadiani, alle stagioni, al grado di temperatura e di luce…”[i]

Per evitare lo stress e incontrare la felicità basterebbe un po’ più di consapevolezza e creatività, centrando l’attenzione su noi stessi e sulla nostra essenza profonda.

“ L’inattività e il cosiddetto “dolce far niente” non sono utili come antistress per il cervello. L’inattività il più delle volte risulta l’anticamera della noia e questo atteggiamento mentale può assumere un chè di depressogeno. Ma, soprattutto, gli studi sul cervello dimostrano che più che uno stato espansivo, creativo o rigeneratore  incontriamo in quei frangenti uno stato contrattivo e nocivo. Dovremmo riposarci..cercando il riposo nell’azione. Come del resto insegna la cultura orientale. Accade ad esempio negli stati di meditazione. La mente è presente a se stessa. E’ vigile. Si è constatato che in quei frangenti il nostro cervello è al massimo della sua creatività.” 1

Spostando il tiro dagli obiettivi esterni (lavoro, denaro, famiglia, considerazione sociale) al benessere interiore si può accedere ad uno spazio dentro di noi dove abitano le forze che ci animano e che chiedono di esprimersi.

Sono le stesse forze che esistono in natura e che fanno muovere tutto ciò che ci circonda.

“Per entrare in una dimensione di benessere è fondamentale recuperare il contatto con il Tutto. Per tutto (o Olos) si intende una dimensione psicofisica in cui individuo e Natura, corpo e spirito, sensi e cervello coesistono in uno stato di unione profonda” [ii]

 Si tratta di ritrovare la consapevolezza di essere parte integrante dell’Universo, di essere un tutto uno con la Natura, di sentire che dentro di noi c’è la stessa energia vitale che è nel seme, nella pianta,  nel minerale, nelle stelle.

Invece l’uomo fatica a guardare a se stesso come un territorio in cui agiscono le forze dell’universo.

Dentro di ognuno di noi c’è uno spazio che attraverso gli ostacoli si rinnova di continuo, mentre si stressa sino ad isterilirsi se gli si propone una vita piatta.

Cos’è questo spazio interiore?

“Abbiamo capito che è il luogo che racchiude la nostra energia profonda. Non si identifica con niente, non è diventare una cosa piuttosto che un’altra. E’ quello spazio, quella dimensione che ci mette in contatto con l’energia della natura, in cui noi stiamo bene con noi stessi, senza bisogno di fare niente”[iii].

L’unico vero antistress è imparare a frequentare questo spazio interiore e lasciar fare a lui, mentre il nostro compito è quello di vivere il presente, non guardare da un’altra parte mentre tutto il nostro corpo vive ogni istante e va perfettamente per la sua strada.

C.D.

*Olistica: dal greco olos, “totalità”. Si intende una dimensione psicofisica in cui individuo e Natura, corpo e spirito, sensi e cervello coesistono in uno stato di unione profonda

 

[i] Dispensa III anno scuola di Naturopatia Riza-Dalla neurofisiologia alle neuroscienze, alla visione unitaria di psiche e soma

[ii] Raffaele Morell,  La Rinascita interiore- ed.Riza

[iii] Riza psicosomatica n. 278

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