Articolo scritto da Erika Maderna
Lucia è la santa che ha accompagnato le attese più belle della mia infanzia. Ma è anche una figura che ripropone nel mondo cristiano gli antichi riti legati al periodo del solstizio. E non è un caso se le narrazioni del suo martirio ne riportano la condanna al rogo: è a tutti gli effetti un rogo solstiziale. Siamo abituati a collegare a Lucia il patronato sulla vista, che nella tradizione cristiana risulta prevalente, ma tardivo rispetto al mito più arcaico; Lucia infatti in origine si appropriava soprattutto delle accezioni taumaturgiche attribuite alla dea Lucina, protettrice dei parti: colei che “porta alla luce”. Per i cristiani, invece, questa martire rinuncia simbolicamente alla vista fisiologica per acquisirne una spirituale; ma la sua cecità richiama anche l’oscurità dell’inverno, che la santa squarcia irrompendo con la fiaccola della sua viva fede nel momento più buio dell’anno solare, annunciando la vittoria sulla tenebra.
Racconteremo una Lucia un po’ inedita il 13 dicembre, a Spazio Divenire: dea e santa, donatrice e portatrice di luce, cercando di raggiungerne e onorarne l’identità più genuina.
Immagine: raffigurazione di Santa Lucia di Francesco del Cossa
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