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La Viandanza: un viaggio, passo dopo passo, alla scoperta di sé

Siamo onorati di condividere questo bellissimo articolo sulla Viandanza – una Via in Danza – condotta da Carla Dragoni nostro Presidente sulla Via Francigena lo scorso giugno. Ecco cosa ha scritto la testata giornalistica on line Ohga sulla Viandanza. Buona lettura!

Nove donne partono insieme per percorrere un tratto della via Francigena che porta dalla provincia di Firenze a quella di Siena. Ma c’è di più. Sono i primi passi della Viandanza, un progetto di Carla Dragoni, naturopata e maestra di danze meditative in cerchio. Un viaggio da intraprendere per tornare diverse.

Un viaggio nel viaggio. Questo, per dirla con poche parole, è la Viandanza. Anche se in verità, c’è molto di più. È un cammino che diventa un viaggio alla scoperta di sé, a cui si aggiungono delle danze in cerchio per ritrovare la propria unicità e una forma di libertà, forse dimenticata o addirittura perduta.

Cosa serve per affrontare questo percorso? Il desiderio di riscoprire nuove parti di sé in un contesto in cui la natura fa da cornice, condividendo silenzio ed emozioni, fatica e paure, con un cerchio che sostiene e guida a una comprensione più profonda. Camminare per alcuni tratti indossando una gonna, come nella danza, aiuta a percepire ancora più in profondità la connessione con la Terra e con un’anima femminile pura e antica, ma sempre viva in ogni donna. Da una Viandanza così concepita, anche di pochi giorni, si torna diverse.

Il progetto della Viandanza

Il progetto della Viandanza è di Carla Dragoni, naturopata, maestra di danze meditative in cerchio e membro del Consiglio Internazionale della Danza dell’UNESCO. Sulla scia di un pellegrinaggio tradizionale, quello della Via Francigena in Toscana, Carla ha voluto avvicinare alla pratica del cammino le danze meditative in cerchio, dando origine al suo personale modo di intendere la Viandanza, un cammino danzato che unisce natura, corpo, mente e spirito; così, in un percorso tra la provincia di Firenze e quelle di Siena, ha intravisto la possibilità di aggiungere le danze in cerchio, e lo scorso primo giugno è partita in compagnia di altre otto donne. Dalla casalinga alla naturopata, dall’assistente sociale alla responsabile acquisti per una multinazionale, il cammino ha coinvolto tante donne diverse, desiderose di affrontare insieme questo viaggio interiore.

Il viaggio è stato organizzato da Carla su un percorso di poco più di 50 km: una prima tappa a S. Gimignano, una seconda tappa ad Abbadia Isola, e infine la conclusione del cammino a Monteriggioni, borgo medievale in provincia di Siena. Lungo il percorso sono state previste tappe che potessero essere idonee alla danza in cerchio, ma non sono mancate delle occasioni in cui l’improvvisazione ha avuto il sopravvento e le pellegrine impegnate in questo cammino hanno condiviso la gioia di danzare anche in un giardino privato con oltre duecento varietà diverse di rose, un vero incanto offerto dalla natura, celebrato nella maniera più affine: la danza di un cerchio di donne.

“Le danze meditative sono un viaggio interiore, di energia che si crea dentro di sé e tra le persone del cerchio; si lavora molto con i simboli e gli archetipi, attraverso passi e gesti semplici e rituali che conducono a uno stato meditativo – spiega Erika Meneghello, una delle partecipanti alla Viandanza -. Ma anche il cammino è un viaggio interiore, e in questo caso si è trattato di unire un viaggio nel viaggio; unendo la danza in un contesto di questo tipo, in mezzo alla natura, l’effetto è stato addirittura amplificato”.

 

Perché scegliere la danza meditativa

Ancor prima di contestualizzarla in un viaggio tra Firenze e Siena, o in qualsiasi altro cammino, viene da chiedersi quali possano essere i benefici della danza meditativa.

 

“Mi sono avvicinata alla danza meditativa in un momento della mia vita in cui c’è stata una rottura e sono riuscita a riconnettermi con il mio sentire più profondo – spiega Silvia Signoretti, altra partecipante alla Viandanza -. Sono una consulente di marketing strategico, viaggio molto e le danze riconnettono con il “Qui e Ora”,  al momento presente, anche perché la mia mente è di tipo strategico e guardo troppo al futuro e in revisione del passato. Nel presente invece sono più creativa e più libera di pensieri; riesco ad alleviare anche alcuni momenti di ansia che sento pesantemente, soprattutto dovuti alla mia posizione di donna manager, in un mondo prettamente maschile”.

“Anche io mi sono avvicinata alla danza meditativa in un periodo molto buio, all’inizio di un cambiamento di tipo professionale – aggiunge Erika -. Ero consulente di comunicazione digitale con una formazione da Psicologa. Due anni fa mi sono resa conto che se avessi continuato sul percorso professionale che avevo imboccato, non mi sarei mai realizzata come avrei voluto. E in quel momento la spinta al cambiamento è stata molto forte, e mi ha un po’ destabilizzata.

Ho partecipato al primo corso organizzato da Carla Dragoni “Dal buio verso la luce”: era proprio quello di cui avevo bisogno in quel momento, e mi ha aiutato davvero tanto, supportandomi nell’ascolto di me stessa e a trovare la mia luce e la mia strada di psicologa e coach professionale. Quello che caratterizza questo tipo di cammino è l’energia che si genera e che circonda le persone, si incrociano opportunità sorprendentemente in linea con quello di cui abbiamo bisogno in quel momento. Questo percorso, non l’ho lasciato più, e ho proseguito partecipando a tutti i percorsi che Carla organizza presso Spazio Divenire a Verona. Le danze lavorano con simboli e archetipi, e la testa, finalmente, non ha più un ruolo”.

Con il termine “simboli” si intende quella serie di movimenti che rappresentano i passi di danza. Esiste, ad esempio, proprio il passo del pellegrino, un passo base della viandanza: si fa un passo avanti, uno ancora, mentre l’altro piede dondola leggermente indietro a simboleggiare il cammino della vita, dove anche quando sembra di tornare indietro, si va sempre avanti.

Nella danza meditativa ci si rivolge sempre verso il centro perché una parte di noi stessi deve riportare sempre al cuore.

Sono passi che si trovano in ogni cultura, fatti come gesto di richiamo alle divinità, come condivisione o come richiesta, e proprio riprendendo i movimenti appartenenti al passato alcuni coreografi hanno ricreato queste danze che riportano a creare un dialogo con il mondo circostante. La danza meditativa viene fatta formando un cerchio, e non è un aspetto casuale. Ci si rivolge sempre verso il centro perché una parte di noi stessi deve riportare sempre al cuore.

“Quando ho iniziato la viandanza ho sentito molto il cerchio di donne, la necessità di affidarsi l’una all’altra – racconta Silvia -. Quest’anno ero più centrata su di me, e mi sono ritrovata molto nel cerchio di donne. dove ogni elemento che partecipa, rappresenta una parte di te evidente o nascosta che ha bisogno di emergere. Il cerchio che si crea danzando è in assoluto un contesto mai provato prima, dove c’è assenza totale di giudizio, e dove ogni donna si sente libera di agire in modo spontaneo”.

Riscoprire la propria femminilità

Nove donne che si mettono in cammino, pronte a mettersi in discussione, ma anche a riscoprire il proprio lato femminile, sempre più messo in discussione, anche a causa dei ritmi frenetici e delle responsabilità ce pesano sulla donna nell’epoca moderna.

“Sto sentendo tantissimo come il fatto che il mio riferimento in famiglia fosse mio padre, mi ha influenzato moltissimo – racconta Silvia -. Ho vissuto tanto questo emulare l’uomo, fare la donna con i cosiddetti attributi. Adesso, grazie alle danze, vedo che c’è bisogno di ribaltare questo concetto della donna che per emanciparsi deve assomigliare per forza all’uomo. Credo che la donna non debba attuare quella forma di femminismo che ci vuole simile all’uomo, perché dove arrivano le donne, arriva naturalmente qualcosa di speciale.”

“Condivido pienamente il pensiero di Silvia, e penso che questo cambiamento di ruolo abbia represso in qualche modo l’energia femminile, e ne stiamo pagando le conseguenze – aggiunge Erika -. Ho fiducia e speranza soprattutto grazie alle danze in cerchio e alla collaborazione femminile, che ci riportano a riscoprire il nostro ruolo e potere di donne. Questo non significa tornare indietro”.  

Alla fine di questo viaggio, una scoperta per chi come me non conosceva la Viandanza, viene da chiedersi se la Viandanza possa essere equiparata a una sorta di terapia psicologica: “No, la terapia psicologica ha altri presupposti – mi risponde Erika -. Tuttavia, credo che nel momento in cui la Viandanza viene accompagnata da un percorso con un terapeuta, o viceversa, il risultato potrebbe essere rilevante. L’una non sostituisce l’altra, ma insieme sono un mezzo potente per arrivare in profondità e per curare se stessi, liberandosi da schemi e dal giudizio”.

Photo Credits: Paola Fiorini

Nel camminare e danzare creo la reale Viandanza della mia vita, passo dopo passo, gesto dopo gesto, nel cuore.

Carla Dragoni
 
Qui puoi trovare l’articolo
https://www.ohga.it/la-viandanza-un-viaggio-passo-dopo-passo-alla-scoperta-di-se/
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